I tifosi vogliono salvare San Siro, la sua magia, la sua imponenza. La sua indimenticabile e irripetibile storia. L’irreprensibile desiderio di novità di Milan e Inter ha portato alla tanto discussa stretta di mano che potrebbe spezzare la magia del castello più bello d’Italia. Il Giuseppe Meazza è da sempre la casa di miliardi di persone, che accorrono da tutto il globo a beneficiarne della maestosità e di tutta l’ondata di emozioni che ti investe appena ne varchi i cancelli.
11 torri, serpentoni di gente che spesso intrattengono anche più dell’evento a cui il gigante di cemento si è prestato a fare da cornice che garantisse all’opera tutta l’attenzione del caso. E ora il mondo vuole che San Siro continui a vivere, contrastando con la massima della forza l’idea di un nuovo impianto (La Cattedrale) che disseti la fame di progresso di chi a oggi è a capo delle due cugine di Milano.
San Siro come il Bernabeu e Camp Nou
Il modello spagnolo insegna che la mission non è impossible e che, come per Santiago Bernabeu e Camp Nou, le possibilità di non vivere solo nei ricordi di chi in questi posti ha scritto le pagine più importanti della propria vita, non siano poi così remote. Lo testimoniano le continue prese di posizione dei tifosi, ripetuti sondaggi in cui la gente ha urlato a gran voce tutta la voglia di salvare San Siro: tra tutti, nel sondaggio proposto da Sportmediaset, più del 70% dei votanti ha risposto picche alla proposta di demolizione della “Scala del calcio”.
5 minuti per avanzare di 50 anni
Il nuovo sogno italiano è quello di prendere completa ispirazione dal modello spagnolo, proposto in occasione del progetto di ristrutturazione del Santiago Bernabeu di Madrid: un’idea presentata con un videoclip di 5 minuti che ti proietta in avanti di cinquant’anni. Un vero sogno a occhi aperti, un’esplosione di modernità nella storia portando una ventata di novità che permette comunque di continuare a godere dei lati più romantici e indimenticabili del Bernabeu. Prato retrattile che scompare a 35 metri di profondità per lasciare spazio a campi da tennis, basket o padel come a palchi per i maggiori concerti o congressi. Il tutto sotto un tetto richiudibile che contrasti anche i più avversi agenti atmosferici e circondati dalla lingua di nuovi servizi commerciali che permettano all’ospite di sentirsi a casa.
Il Progetto Galleria per trasformare San Siro
Riccardo Aceti e Nicola Magistretti, ingegneri del Politecnico di Milano hanno trovato la base di un’idea che potesse risolvere il problema di Milano. “Progetto Galleria” nasce nel lontano 2016, quando ancora non si considerava una soluzione drastica come l’abbattimento ma quando già si ragionava alla medicina perfetta per i mali di San Siro. Sostanzialmente un elaborato di tesi, supportato dalle disamine degli anelli che ne hanno confermato rinnovamenti ogni circa 30 anni. Garantendo e tranquillizzando sulle attuali condizioni dello stadio, tutt’altro che precarie come raccontato.
Un progetto con tempi e costi inferiori
Alla base del progetto, con tempi e costi sicuramente inferiori di quelli relativi all’apertura di cantieri per un nuovo stadio: prime stime parlano infatti di 300 milioni contro il miliardo e due complessivo, prezzo lievitato dall’inflazione globale che ha completamente escluso la possibilità di uno sconto a 900 milioni per “La Cattedrale” e che andrà comunque riassorbito nei successivi 10 anni.
Protagonista quella che sarebbe una galleria panoramica larga 20 metri e alta 10: abbastanza da poter ospitare un massimo di due piani per un totale di 30-35 mila metri quadri di spazi ai quali potrebbero essere aggiunti quelli ricavabili nel retro-tribuna dei primi due anelli.
Come? Con interventi graduali e mirati, partendo da quelle aree oggi non sfruttate per poi proseguire riqualificando quelle che già ci sono, senza mai dover chiudere settori che garantiscono redditività ai club. Il tutto in un arco di tempo molto simile a quello presentato da Inter e Milan per la nascita del nuovo stadio ma soprattutto permettendo alle due squadre di continuare a giocare anche con i cantieri aperti. Il tutto sempre garantendo la possibilità di ridurre l’indice volumetrico dall’attuale 0,51 a 0,31.




Milano scende in campo per salvare il Meazza
Intanto Milano, o meglio la sua gente, ascolta, sogna e indossa l’elmetto. Alle tantissime manifestazioni d’affetto e rispetto sui social, vanno segnalate quelle più pratiche. In tal senso è stato il “Comitato Si Meazza” a rispondere a petto gonfio all’ignobile idea della demolizione, scendendo in piazza e tenendosi la mano davanti a Palazzo Marino.
Facchetti e Moratti a favore del progetto
Tra i presenti anche Gianfelice Facchetti e Milly Moratti, che hanno riconosciuto nell’iniziativa un primo segnale, assolutamente pacifico, ma che spiana la strada in attesa del dibattito pubblico in programma il prossimo 28 settembre. Primo giorno dei circa 40 durante i quali il Comune, i due club, le associazioni e i cittadini si confronteranno prima delle conclusioni che verranno scritte dal coordinatore del dibattito Pillon. Solo a quel punto la palla passerà alla Giunta comunale, guidata dal sindaco Sala, che dovrà dire “sì” o “no” a Milan e Inter che comunque spingono per il via libera entro il prossimo Natale, altrimenti si penserà da subito a una nuova soluzione.
Un’idea che mette i brividi e che rischia di spezzare i sogni di chi ha passato alcuni dei momenti più belli e indimenticabili della propria vita in questo stadio, a cruda dimostrazione del tempo che avanza e della necessità di stare a passo con i tempi e le nuove tendenze di un calcio sempre più irriconoscibile.