“Smentisco categoricamente l’avvento della figura mitologica dell’arabo multi-miliardario pronto a spendere senza limiti” esordisce con fermezza Alessandro Giudice, esperto di finanza, executive internazionale con più di 30 anni di esperienza e collaboratore del Corriere dello Sport. Con lui continuiamo il nostro approfondimento sulla spinosa questione in cui si millanta l’avvento di PIF e/o Saudi Aramco in casa Inter.

“L’Inter ad oggi non ha altro che gli stessi problemi strutturali di disequilibrio economico che presentano altri club come Juventus e Roma, cosa vuol dire? Semplicemente costi che crescono ad un ritmo più elevato rispetto ai ricavi ed un alto indebitamento. Insomma, quello attuale non è un modello sostenibile e che sicuramente non ci permette di avere una visione chiara di quello che potrà succedere in futuro. L’Inter continua comunque a fare un ottimo lavoro”.

In questi ultimi giorni ho sentito parlare tanto di pegno: nel caso dell’Inter non è altro che cinema. Questa Glas Trust avrebbe appunto un pegno sulle società che stanno a monte della catena di controllo, questo non è nulla di anormale né qualcosa che possa far pensare ad un secondo compratore nascosto. A differenza del Milan, dove comunque c’era una trattativa, nel caso dell’Inter non si può parlare di passaggio di proprietà e tantomeno ad un fondo arabo. Dunque c’è un credito, che in questo caso Oaktree ha erogato a Suning, perché così proprio Oaktree potrebbe escutere il pegno direttamente in Lussemburgo rilevando le quote dell’Inter nel caso in cui Suning non dovesse onorare il prestito”.

Una situazione che sicuramente fa luce su tutto quello che è stato detto finora e che tranquillizza la piazza nerazzurra su scenari che in questi ultimi mesi sono stati presentati come verità assolute.

E qui diventa anche più facile collocare il collateral agent, Glas Trust, che in questo caso non fa altro che intervenire solo nel momento in cui dovesse escutere il pegno. E non è neanche inusuale che si sia intestato il pegno, come non lo è che ce ne sia più di uno. In questi giorni leggo stupore in merito alla mancanza di un pegno di Oaktree in cima alla catena di controllo, situazione che mi spiazza considerando che non è quello il più importante. In caso di separazione infatti, chi andrebbe a pignorare la società in alto troverebbe una catena di controllo praticamente smontata. Se poi ci fosse davvero un ipotetico compratore, non avrebbe un minimo senso aspettare di rilevare le quote, soprattutto se questo compratore fosse un fondo sovrano come tanto si è detto nell’ultimo periodo”.

Una chiusura del discorso che non necessita aggiunte. Ad oggi non c’è nessun fondo né compratore misterioso, tantomeno saudita, pronto a rilevare le quote nerazzurre e a spendere milioni come nei migliori film di Hollywood.