Cadere, rialzarsi, riconoscere gli errori e ripartire più consapevoli e forti di prima. Sandro Tonali è passato attraverso tutte queste fasi e torna a raccontarsi in una lunga intervista a cuore aperto, concessa a Cronache di Spogliatoio. Il centrocampista, punto fermo del Newcastle e della Nazionale, ha ripercorso alcuni momenti difficili, come il periodo della squalifica per il caso calcioscommesse, e raccontato alcuni retroscena sulla propria carriera tra Brescia, Milan e le tentazioni di Juventus e Inter.
Gli stimoli mancanti e il lavoro su sé stesso
Dopo la pesante squalifica, Tonali ha saputo rinascere con la maglia del Newcastle, vincendo la Carabao Cup e riconquistando la Nazionale. “Ho sbagliato, ho pagato e ho lavorato per essere migliore – racconta il numero 8 dei Magpies – ma all’inizio non era facile capire il mio errore. Per mesi la mia testa mi diceva di non aver commesso sbagli e quello era il pericolo più grande. Mi allenavo ma non avevo stimoli, andavo al campo chiedendomi perché lo stessi facendo.” – andando poi sempre più nel dettaglio sul percorso che gli ha permesso di sgomberare la testa e tornare ai propri livelli – “Ho lavorato quattro volte a settimana con uno psicologo, senza poter prendere farmaci per via dell’antidoping. Ho passato sette mesi senza telefono né tablet, guardando la TV solo per partite e film. Non ricevere notizie, non guardare social e tv mi ha alleggerito completamente“.
Parole di una ritrovata consapevolezza sulla situazione vissuta, racchiuse anche nella frase “Sono stato fortunato a essere in Inghilterra“, ben conscio della gogna mediatica che lo avrebbe toccato da vicino nel caso fosse rimasto in patria, come accaduto ad un altro giovane e talentuoso centrocampista italiano, Nicolò Fagioli. La tematica scommesse è, infatti, sicuramente sentita ma percepita e trattata in maniera completamente diversa Oltremanica, come insegna il caso di Ivan Toney così come altri nella storia recente e passata della Premier League.

Un’estate contesta tra Milan, Juve e Inter. L’approdo e le difficoltà iniziali di Tonali in rossonero
Nel ripercorrere la propria carriera, il classe 2000 ha anche svelato come sia stato vicino a indossare maglie diverse da quella rossonera, in particolare della Juventus: “Ero in Sardegna con alcuni compagni del Brescia e incontrammo De Ligt in un ristorante. Mi parlò benissimo della Juve, mi disse di farci un pensiero. Quell’estate c’erano in ballo Milan, Inter e Juve, tutti mi dicevano ‘vieni da noi’. Fino agli ultimi giorni non sapevo dove sarei andato, alla fine arrivò il Milan, la mia squadra del cuore.” – un traguardo enorme, che nascondeva però uno scenario agrodolce a livello mentale – “Ero un ragazzo di vent’anni che guadagnava molto, giocava nella squadra per cui aveva sempre tifato. Inizialmente ho avuto molte difficoltà perché questo mi portava a rilassarmi troppo fuori e dentro il campo“.
In rossonero ha vissuto momenti complicati, soprattutto il primo anno: “Facevo molte partite ma nessuna indimenticabile. Alcune volte speravo addirittura di non essere schierato. Il secondo anno è cambiato tutto, volevo dimostrare che meritavo quella maglia e lo feci. Non volevo lasciare il Milan, quel pensiero mi pesava molto“. Poi la scelta di vivere una nuova avventura in Inghilterra, dove ha toccato il fondo prima e costruito la propria rinascita poi: “Al rientro ho giocato con una voglia e un’adrenalina incredibile, raggiungendo un picco altissimo. Poi ovviamente c’è stato un calo fisiologico. Qui al Newcastle hanno capito la situazione, abbiamo trovato un percorso comune, e mi sono ripreso gradualmente“.
Oggi Tonali guarda avanti con ritrovata serenità, forte proprio dell’affetto dei tifosi dei Magpies e del sostegno ricevuto nei momenti più duri. E il coro intonato dal compagno di reparto Bruno Guimaraes nella parata per la vittoria della Carabao Cup contro il Liverpool testimonia tutto la stima e la fiducia che l’ambiente gli sta riservando: il peggio ormai è alle spalle, il futuro è ancora tutto da scrivere.
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