Il Milan è all’inferno, sembrerà un controsenso ma i ragazzi di Pioli stanno toccando il fondo e non sembra esserci speranza di risalire. Niente resurrezioni dalle proprie ceneri come una fenice, il Diavolo annaspa tra le fiamme mandando continui segnali d’aiuto che nessuno riesce però a percepire. Il 2-5 contro il Sassuolo è per il popolo milanista l’ennesima caporetto: incubo inatteso quando la speranza sembrava finalmente tornata. C’è chi con la mente torna al 5-0 di Bergamo, primo punto di non ritorno, e chi invece resta ancora aggrappato al carro, consapevole comunque che l’incantesimo si è spezzato.

Milan, nella foto primo piano di Pioli allenatore della sqaudra rossonera

La Curva Sud canta e incita, fino alla fine e al di là di ogni risultato, ma il Milan è irriconoscibile. “Pioli is on fire” ma nell’accezione più negativa del termine e qualcuno inizia già a dubitare su chi ha riportato lo scudetto da quella parte del Naviglio. Anche gli 11 in campo sono in balia di problemi fisici ma soprattutto mentali, che fanno sbagliare persino l’abc ai campioni in carica. Troppi gol subiti, 14, solo nelle ultime 5 di campionato: un dato che fa scattare l’allarme rosso.

Colpa del mister? O del suo 4-2-3-1? Indubbiamente a Casa Milan sono giorni che l’aria è molto tesa ma ai piani alti la fiducia a Pioli non manca e l’impegno è quantomeno quello di garantire un’ambiente più sereno, almeno tra gli addetti ai lavori. Intanto il Milan precipita in classifica (terza a 38 punti con Lazio e Atalanta) e arriva di nuovo al Derby nel peggior periodo di forma. Nel cilindro del mago manca il coniglio magico; l’assenza di Maignan è deleteria, e più forte se unita all’opacità di Leao o alla confusione di Theo Hernandez: campioni sui cui Pioli e tutto il Milan hanno basato la loro forza. La paura di un deja vu è forte ma troppo spesso, scudetto 21-22 insegna, che questo genere di partite defibrilla il cuore rossonero.