Premier League: Arsenal vince e vola a più sette sul City bloccato dall'Everton.

Siamo ormai a metà della sessione invernale di calciomercato e finora nel campionato italiano non ci sono stati acquisti di spessore. Sembra ormai molto lontano il periodo in cui la Serie A veniva considerata il campionato migliore d’Europa, con le stelle dei top club disposte a far follie pur di giocare nel belpaese. Lo scettro ormai è stato smarrito e l’erede non ha tardato ad arrivare. La Premier League ha preso con la forza le attenzioni di tutto il mondo, dimostrandosi un campionato competitivo non soltanto dal lato del bel calcio quanto sotto l’aspetto economico. Ormai è sempre meno raro vedere acquisti monstre a tre cifre, ma la cosa che fa scalpore è vedere come provengano quasi tutti dallo stesso campionato.

Premier League, top 10: bisogna spendere così tanto?

Non ci si stupisce più di fronte alle operazioni stile Mudryk, pagato 100 milioni dal Chelsea proprio qualche giorno fa. Circa 77 milioni nelle casse dello Shakhtar, che con la cifra rimanente finanzierà le famiglie ucraine impegnate in guerra. Tra le varie squadre aspiranti al titolo di Regina del mercato, come non si può fare un plauso al Chelsea? Sono già sei gli acquisti (Mudryk appunto, Badiashile, Andrey Santos, Fofana, Joao Felix e Slonina) per un totale di 143 milioni spesi, con voci di mercato che portano anche a Milano (Dumfries). La posizione in classifica recita però un verdetto inaspettato: decimo posto a 10 punti dalla Champions. Discorso diverso per le prime quattro della classe, dove non ci sono stati acquisti. La domanda ora è lecita: spendere tanto significa avere più possibilità di resa? Altra nobile decaduta in questa stagione è il Liverpool, attualmente al nono posto con 60 milioni spesi per ingaggiare il solo Cody Gakpo dal PSV. La risposta sembrerebbe quindi negativa.

Flop 3, ciao ciao Premier League?

Per i fanalini di coda la situazione è simile, soprattutto per le squadre in lotta per non retrocedere: Southampton, Everton e West Ham. Tre grandi club fino a non molto tempo fa, ora sull’orlo del declino ma nulla è ancora deciso. La classifica recita 15 punti a testa, ma non dimentichiamo Bournemouth, Wolves, Leeds e Leicester a 17 punti e Nottingam a 20 punti. Gli acquisti per queste società sono stati diversi: Orsic e Alcaraz al Southampton per 20 milioni complessivi, Danilo ai Forest per 20 milioni, Lemina e Sarabia ai Wolves per 15 milioni totali. Sarà utile per restare in Premier League o servirà un miracolo sportivo? Ciò non fa che aumentare il distacco con i top campionati europei, dove le possibilità di investimento nel mercato sono decisamente inferiori.

La situazione in Europa

La differenza con gli altri campionati risulta dunque sempre più netta. Si consideri ad esempio la Bundesliga, dove l’acquisto più oneroso è stato Sommer ai campioni in carica del Bayern Monaco per 8 milioni. In Serie A il più oneroso è stato Cipot allo Spezia per 700 mila euro. Se nella massima serie inglese anche le squadre meno attrezzate possono sostenere spese molto più elevate rispetto alle migliori squadre degli altri top campionati europei inconsciamente sappiamo già che direzione prenderà il calcio. Ormai tutti i maggiori talenti sognano la Premier League e fanno di tutto per trasferirsi nella penisola britannica. Nei prossimi anni la portata di questo fenomeno potrà soltanto aumentare.

Superlega, idea da rivalutare?

Ci sarebbero quindi da rivedere alcuni fondamentali: l’idea della Superlega forse non era così sbagliata? Forse se i fondi milionari fossero spartiti tra più club in più campionati, senza finire per la maggior parte in Inghilterra, staremmo parlando di altro. Tra infrastrutture, sponsor milionari, diritti televisivi e vendita del merchandising i club oltremanica hanno soltanto da insegnarci. L’idea di creare un torneo per attirare investitori in grado di finanziare le migliori squadre europee non era quindi totalmente folle, magari aveva soltanto bisogno di essere democraticizzata.

Se si fosse istituito un torneo basato sulla meritocrazia delle squadre partecipanti, al quale avrebbero potuto qualificarsi magari grazie alla vittoria del campionato o della coppa nazionale, forse l’idea non sarebbe stata così malvagia. Ciò avrebbe potuto portare diversi benefici, tra cui il risanamento di parte dei debiti dei club più in crisi e una maggiore circolazione di denaro tra le squadre.

Anche se, in un calcio sempre più lontano dai valori e dalle tradizioni originali, talvolta sarebbe giusto fare qualche passo indietro piuttosto che dieci in avanti. Il denaro non può essere sempre la soluzione ai problemi. Ricordando che il calcio è nato come sport, prima di diventare prettamente un business. Si spera dunque che le emozioni avranno la meglio sul portafoglio ancora per molto tempo.

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