Nei giorni scorsi il direttore di gara Maria Sole Ferrieri Caputi ha parlato sulle colonne del Corriere dello Sport. Questo un estratto delle dichiarazioni rilasciate dalla livornese passata alle cronache per essere stata la prima donna nella storia a dirigere un match di Serie A, ovvero Sassuolo-Salernitana nell’ ottobre del 2022 al Mapei Stadium.
Maria Sole Ferrieri Caputi: le parole del direttore di gara
L’arbitro in apertura precisa: “Arbitro o arbitra non fa differenza. Penso che le cose si cambino facendo e non con le parole. Però da quando sono stata promossa in Serie A è diverso, ora mi sta bene essere chiamata arbitra. All’inizio era arbitro se facevo male arbitra”.
La classe ’90 poi confessa: “Da bambina seguivo il calcio in tv, leggevo tutti i quotidiani sportivi, tifavo per la Nazionale. Un giorno ho visto il Livorno allo stadio, mi sono innamorata. Avrei voluto fare la calciatrice, ma mia mamma disse no e io non ho insistito. Stavo molto all’aria aperta, si giocava a pallone o a nascondino”.
Il direttore di gara sugli inizi con il fischietto ricorda: “Verso i 14-15 anni a scuola trovai un volantino sul motorino che pubblicizzava un corso per arbitri. Davano lezioni, ingressi gratuiti allo stadio, rimborso spese, e poi era uno sport, ci si allenava. Ho coinvolto gli amici e ci siamo iscritti. Ricordo momenti difficili come il terzo anno in Serie D, vivevo a Bergamo. O diventavo internazionale o smettevo, ho stretto i denti e ho superato quel momento”.
Il direttore di gara toscano, poi, non nasconde periodi non semplici: “Dal pubblico arriva di tutto. Se sbagliavo c’era chi sottolineava che ero donna. All’inizio è difficile, poi si impara a tararli. Quando è chiaro qual è il tuo ruolo, contestualizzi tutto e non ti pesano più. Si sono fatti passi da gigante negli ultimi dieci anni. Bisogna crescere ancora”.
Sul calcio femminile, invece, Maria Sole Ferrieri Caputi evidenzia: “Le donne si lamentano meno. Pensano a giocare. Protestano se sanno di avere davvero ragione e non per provarci. Accettano di più l’errore. Le partite sono più corrette. E non si buttano per terra. Qualcuna sì, dai. Le difficoltà sono diverse, nel femminile non c’è il Var e nei contrasti o nella valutazione dei falli di mano o nelle dinamiche da rigore non è sempre facile vedere”.
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