La sentenza Bosman rappresenta un punto di svolta fondamentale, segnando il passaggio tra il calcio degli anni ‘80 e ‘90 e quello moderno, influenzando profondamente il mercato dei trasferimenti. Basti pensare a operazioni di giocatori come Pirlo, passato dal Milan alla Juventus, o Lewandowski, dal Borussia Dortmund al Bayern Monaco.
La storia del calciatore Jean Marc Bosman

Jean-Marc Bosman, nato il 3 ottobre 1964, era un centrocampista belga che, nei primi anni ‘90, giocava con il Royal Football Club di Liegi, una squadra del massimo campionato belga. Giunto alla scadenza del contratto, la società gli offrì un rinnovo con uno stipendio ridotto, ma Bosman rifiutò la proposta e fu inserito nella lista dei giocatori cedibili come forma di punizione.
Contestualmente, fu stabilita una somma di denaro come indennità di trasferimento, richiesta a qualsiasi club interessato a tesserare il calciatore. La normativa UEFA vigente all’epoca prevedeva che le squadre, intenzionate a ingaggiare un giocatore il cui contratto fosse scaduto, fossero obbligate a versare tale somma al club cedente. Questa somma di denaro veniva calcolata basandosi sull’ultimo stipendio lordo, moltiplicato per un coefficiente definito in relazione all’età del giocatore.
Bosman messo fuori squadra

Bosman raggiunse un accordo con il Dunkerque, una squadra francese di seconda divisione, ma il Liegi, nutrendo dubbi sulla solidità economica del club transalpino, non trasmise alla Federcalcio francese il certificato di trasferimento, noto come “transfer”. Di conseguenza, il passaggio di Bosman fallì.
Azione legale del giocatore

Il mancato accordo ebbe pesanti ripercussioni sulla carriera e sulla vita personale di Bosman. Escluso dalla squadra e costretto all’inattività per un’intera stagione calcistica, il calciatore si trovò in una spirale negativa che influenzò profondamente la sua esistenza. Per queste ragioni, Bosman decise di intraprendere un’azione legale contro il Club Liegi, la Federazione calcistica belga e la UEFA.Le due regole principali contestate da Bosman riguardavano, innanzitutto, l’indennità di trasferimento, e in secondo luogo la limitazione al numero di giocatori stranieri ammessi nelle competizioni europee organizzate dall’UEFA e dalle federazioni sportive nazionali. Negli anni ’80 e ’90, infatti, era consentito tesserare un massimo di tre giocatori stranieri. Questa regola fu successivamente aggiornata con il cosiddetto sistema del “3+2”, che permetteva di tesserare fino a cinque giocatori stranieri, ma potevano essere schierati solo tre.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea
Il caso Bosman arrivò fino alla Corte d’Appello di Liegi, che sospese il procedimento per sottoporre la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Quest’ultima fu chiamata a pronunciarsi su due aspetti controversi riguardanti la compatibilità di alcune norme calcistiche con il diritto comunitario:
1. L’obbligo di versare un’indennità di trasferimento.
2. Le limitazioni imposte all’ingaggio di calciatori stranieri comunitari.
Il principio comunitario in discussione era quello relativo alla libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea, sancito dall’articolo 48 del Trattato CE.

Il giorno della sentenza
Il 15 dicembre 1995, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea stabilì che:
1. I calciatori dell’unione europea hanno il diritto di trasferirsi liberamente in un altro club alla scadenza del contratto, senza che sia dovuta un’indennità di trasferimento (parametro zero)
2. Le restrizioni sul numero di giocatori comunitari schierabili da una squadra sono discriminatorie e contrarie al principio della libera circolazione dei lavoratori.
Impatto sul calcio europeo
La sentenza ha generato effetti duraturi e significativi; ha favorito una maggiore mobilità tra i calciatori all’interno dell’UE, consentendo loro di negoziare liberamente con nuovi club negli ultimi sei mesi di contratto. Inoltre, ha trasformato l’economia del calcio, con un aumento degli stipendi e del potere contrattuale sia dei giocatori che dei loro procuratori. Altra conseguenza è l’aumento del numero di calciatori stranieri nei campionati europei, con ripercussioni sui settori giovanili e sulla formazione dei talenti locali.
La parabola personale di Bosman

Nonostante il suo contributo fondamentale, Jean Marc Bosman non ha beneficiato personalmente della sentenza che porta il suo nome. Dopo la causa, ha affrontato gravi difficoltà economiche e personali, tra cui problemi di salute mentale e alcolismo. In un’intervista ha dichiarato: “la mia è una storia importante: i giovani la devono conoscere. Oggi il Belgio ha una generazione formidabile di calciatori: questi ragazzi devono sapere che, se sono diventati milionari, lo devono anche a me”.
La sentenza Bosman rimane un punto di riferimento nel diritto sportivo e ha segnato l’inizio di una nuova era per il calcio europeo.
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