“Ho grandissime motivazioni, so di avere davanti un lavoro importante, ma questa è una sfida bellissima“. Così si era presentato al mondo Inter un certo Simone Inzaghi nell’estate 2021, arrivato tra lo scetticismo dei tifosi rimasti amareggiati dopo l’addio di Antonio Conte. Una sfida che dopo poco meno di quattro anni l’allenatore piacentino non solo sta vincendo, la sta stra-vincendo.
Con la vittoria contro il Feyenoord, la 133esima da allenatore dell’Inter, Inzaghi ha toccato quota 200 panchine in nerazzurro. Non certo un traguardo da tutti, considerando che ci erano riuscito soltanto altri cinque tecnici nei 117 anni di storia del club.
A quota 207 si era fermato Eugenio Bersellini, alla guida dell’Inter tra il 1977 ed il 1982. Leggermente meglio ha fatto un simbolo di un calcio (e non solo ) di un’altra epoca come Arpad Weisz, che in sei stagioni suddivise in tre esperienze tra il 1926 ed il 1934 guidò l’allora Ambrosiana-Inter per 212 volte.
Sul podio tre tecnici nella leggenda nerazzurra. Sul gradino più basso c’è Giovanni Trapattoni, allenatore dell’Inter dei record, con 232 panchine interiste. Davanti solo Roberto Mancini, che in 6 stagioni tra la prima e la seconda avventura all’ombra del Duomo ha guidato l’Inter per 303 volte, ed Helenio Herrera, uno che non ha bisogno di presentazioni, che guida questa speciale classifica con 366 panchine all’Inter.
Nessuno come Simone Inzaghi
Se l’allenatore piacentino insegue i cinque tecnici sopracitati nella classifica del numero di panchine all’Inter, nessuno ha mai raggiunto la percentuale di vittorie raccolta dall’ex Lazio fin qui. Il successo contro il Feyenoord ha portato ad uno storico 66,65% quella di Simone Inzaghi, vette mai raggiunte da nessuno.
Per fare un confronto con il suo predecessore, Antonio Conte chiuse il suo biennio nerazzurro con un 62,75% che non sembrava migliorabile. Leggermente più bassa quella di José Mourinho, che raccolse uno straordinario 62,03%. E pensare che c’è ancora chi ha il coraggio di criticare il Demone.

“Dove alleno io aumentano i ricavi e si vincono i trofei”
L’eleganza di Inzaghi nel non rispondere a parole alle feroci critiche mosse nei suoi confronti nel recente passato, riservando al campo il diritto di replica, è sempre stata punto di forza dell’allenatore dell’Inter. Nel suo momento di maggior difficoltà all’ombra del Duomo, nella stagione 2022/23, quando la sua strada e quella dei nerazzurri sembravano destinate a dividersi, pronunciò una frase che fu oggetto di sfottò, ma che ora descrive al meglio un matrimonio che sta riscrivendo la storia.
Alla vigilia di un match contro la Roma, l’allenatore espresse il suo orgoglio in un momento complicato: “Nel calcio contano vittorie e sconfitte, alzare i trofei come ho sempre fatto io negli ultimi 7 anni. Dove alleno io aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei“. Parole che sembravano solo un modo di rispondere alle critiche dovute ad un inizio difficile, ma che descrivono al meglio l’avventura di Inzaghi all’Inter.
In quanto a trofei, l’allenatore piacentino è secondo soltanto a Roberto Mancini e Helenio Herrera. Se il tecnico di Jesi e il Mago si fermarono a 7, il Demone insegue a quota 6. La speranza di tutti dalle parti di Appiano Gentile è che il sorpasso si possa completare già nei prossimi mesi.
E in quanto a bilancio? Anche in questo il tempo ha dato ragione a Simone Inzaghi. Il rosso dell’Inter è passato dai 245 milioni di rosso registrati al 30 giugno 2021 a quello di 38 al termine dello scorso esercizio fiscale. Come se non bastasse, nell’esercizio 2024-25 i ricavi nerazzurri hanno toccato la quota record di 473 milioni.
Quella sfida che si presentava davanti a quell’allenatore arrivato tra lo scetticismo dei tifosi nell’estate 2021 è stra-vinta, nonostante le tante difficoltà dovute a sessioni di mercato ricche di paletti e uno sfiducia cronica che aleggia ingiustamente su uno dei migliori allenatori della pluricentenaria storia dell’Inter. Un grande libro nel quale Simone Inzaghi ha contribuito a scrivere una pagina che resterà impressa nella memoria collettiva, quella della Seconda Stella. Con un finale di stagione ancora tutto da vivere, per nuove imprese Demoniache.
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