Il PM Santoriello giustifica la sua dichiarazioneIl PM Santoriello giustifica la sua dichiarazione

Sembra non finire più la scia di polemiche, social e mediatiche, seguite alle dichiarazioni del PM Ciro Santoriello, con le quali, in occasione di una passata conferenza stampa, si è professato anti-juventino. Il magistrato, che con i colleghi Bendoni e Gianogli sta coordinando la c.d. inchiesta “Prisma”, con la quale la Procura della Repubblica di Torino starebbe indagando su eventuali profili di responsabilità penale in capo ad alcuni esponenti della società bianconera, aveva puntualizzato: “Seguo e sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus”.

Santoriello si difende

Sicuramente non una frase elegante quella pronunciata da Santoriello, alla luce del suo delicato ruolo istituzionale. Tuttavia, ciò non può comunque bastare a giustificare l’ondata di insulti recentemente scatenata contro lo stesso, la quale ha costretto varie personalità a spezzare una lancia a favore dello stesso PM che si è definito “sereno rispetto la sgradevole situazione.

In particolare, a spiccare è la posizione dell’avvocato Luigi Chiappero. Il penalista, legato professionalmente alla Juve, ha precisato a “La Stampa” che Santoriello è “un uomo colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto. Ricorderei a tal proposito che fu lui ad archiviare le accuse alla Juve sui conti del 2016”.

Oltre a questo dettaglio, indicante la professionalità del PM nello svolgimento delle varie indagini, a prescindere dalla sua sfera calcistica, c’è da aggiungere un ulteriore aspetto di non poco conto. Infatti, ad ora, la Juventus è stata destinataria del solo verdetto della giustizia sportiva, che ha portato una penalizzazione di 15 punti nell’attuale classifica, il cui titolare dell’accusa è il procuratore Chinè, soggetto totalmente autonomo e indipendente dalla Procura di Torino (nonostante, ovviamente, il filone di indagine penale e sportiva siano intrinsecamente legate).

Dunque, nonostante gli attacchi a Ciro Santoriello, e i numerosi inviti a rinunciare a essere uno dei componenti del pool dell’accusa, sembra che il PM non voglia rinunciare all’attività istituzionale affidatagli, svolgendola, c’è da credere, secondo i principi di lealtà e probità.