La finale di Conference League tra Betis e Chelsea vede disputarsi due match all’interno della singola partita, che si è trasformata in una serata da incubo per gli andalusi e in un trionfo totale per i Blues. Allo Stadion Wrocław di Breslavia, dopo un primo tempo a tinte biancoverdi, è arrivata la rimonta furiosa degli uomini di Maresca per il 4 a 1 finale, che firmano un secondo tempo perfetto e conquistano l’ultimo trofeo che mancava nella bacheca europea del club. Un titolo storico, che incorona anche l’allenatore italiano, protagonista nella gestione e nella svolta tattica.
Betis brillante e cinico: i Blues rincorrono
I primi 45′ dell’atto finale raccontano molto di più del semplice 1-0 che campeggia sul tabellone. Il Betis non solo è avanti nel punteggio grazie al gioiello di Abde Ezzalzouli, ma ha messo in estrema difficoltà un Chelsea impacciato e nervoso. La squadra di Pellegrini scende in campo con un piglio da grande, con coraggio, una fame agonistica e un ordine tattico di assoluto livello.
Il pressing alto degli andalusi, infatti, manda in tilt la costruzione degli inglesi, che pure domina il possesso palla. Una supremazia sterile, però, al contrario dei biancoverdi che, quando recuperano palla, ripartono con verticalizzazioni rapide e letali. Il mattatore di inizio match è protagonista e vera spina nel fianco della retroguardia blues, coadiuvato dalla qualità e la rinnovata leadership tecnica di Isco.
Il Betis mostra quindi una compattezza eccezionale, con tutti pronti a rientrare e a sacrificarsi, soprattutto sugli esterni. Il Chelsea, invece, mette a nudo tutti i propri difetti e limiti: errori banali anche nei passaggi più semplici, scarsa profondità e un’assenza quasi totale di pericolosità nell’area avversaria. Solamente Enzo Fernández, nei minuti finali, prova a riaccendere la scintilla.

Rimonta e dominio: un Chelsea trasformato travolge gli andalusi
Dall’inizio della seconda frazione, il Chelsea mostra il suo vero volto, ribaltando una partita che sembrava fino ad allora sfuggirgli di mano. Merito delle scelte di Maresca e di un atteggiamento mentale completamente rinnovato: intensità, verticalità e concretezza, tutto ciò che era mancato nei primi 45′.
La rimonta prende corpo con l’incornata vincente di Enzo Fernández, ispirata da uno strepitoso Cole Palmer, che prende letteralmente per mano la squadra. Lo stesso numero 20 è poi protagonista dell’azione del 2-1: una giocata raffinata e decisiva, chiusa dal tocco ravvicinato di Jackson. Il Betis, stremato e a corto di idee, prova una timida reazione ma crolla sotto il peso delle ripartenze letali degli inglesi. Prima Sancho, poi Caicedo mettono il punto esclamativo su un secondo tempo a senso unico.
Il tracollo degli spagnoli è figlio dell’intensità iniziale, che non poteva durare per tutta la gara, l’uscita del proprio giocatore migliore per infortunio e la perdita di lucidità nei momenti chiave. I londinesi, invece, hanno saputo lasciarsi il peggio alle spalle e colpire nel momento clou del match, dimostrando una superiorità tecnica e atletica netta nella ripresa. Un epilogo travolgente, che certifica la meritata conquista del trofeo da parte dei Blues.
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