Trema il Colosseo, colpa di Dybala, questa volta non per la sua presentazione, come in estate: “Cosa succederà non lo so. La clausola rescissoria riguarda i miei agenti e il club“. Poi aggiunge: “Vorrei continuare ad essere allenato da Mourinho, ma non conosco il mio futuro, figuriamoci il suo“.
La clausola rescissoria cui fa riferimento la Joya è del tutto particolare, e vale la pena spiegarla: una cifra molto bassa rispetto al valore dell’ex Juventus, pari a 12 milioni, ma valida solo per l’estero; considerando che in Inghilterra City e Chelsea hanno fatto vere e proprie follie per giocatori non al suo livello, come Grealish, pagato 6 volte tanto, e una da 20 milioni valida per i club italiani, annullabile dalla Roma aumentando l’ingaggio del numero 21 a 6 milioni di euro; infine, nel caso in cui il club dei Friedkin decidesse di non avvalersi di tale opzione, incasserebbe solo l’80% del ricavato, mentre il restante sarebbe versato nelle casse dell’ argentino
La stagione dell’ex 10 bianconero è da considerarsi assolutamente positiva, fino ad oggi: 11 gol e 6 assist in 21 partite, una continuità fisica ritrovata, al netto dell’infortunio patito nel match d’andata contro il Lecce, ma soprattutto un Mondiale vinto, anche se da riserva, e non di uno qualsiasi.
Perchè la Joya dovrebbe restare a Roma
Lasciare il Colosseo, potrebbe però essere un errore: Dybala è arrivato a Roma forse nel peggior momento della sua carriera, dopo anni in chiaroscuro all’ombra della Mole, passati più in infermeria che in campo; oggi la Joya è coccolato in tutto e per tutto sia dalla dirigenza che da Mourinho, oltre che dai tifosi, che già dalle prime ore dopo il suo arrivo nella Capitale erano pazzi di lui, lanciando la moda della Dybala-Mask anche nelle strade capitoline.
Vero è anche che le prospettive di carriera offerte in Inghilterra sono impareggiabili per le nostre società oramai, ma non è tutto oro ciò che luccica: per informazioni chiedere a Lukaku, che nonostante l’amore di una città intera, volò alla volta di Londra, per poi tornare nel giro di 10 mesi.
Oggi Dybala è simbolo di una tifoseria intera, che ha adottato la sua esultanza tipica come marchio di fabbrica, e che ha rilanciato una parabola che, negli ultimi anni, sembrava essere discendente; l’ex Palermo e Juve dovrebbe pensarci due volte prima di preferire altri lidi.