Inter-DybalaInter-Dybala

Il crollo delle certezze che nel tempo si erano raccolte avevano fatto credere di aver perso la retta via, ma all’Inter va dato il merito di aver avuto la forza di ritrovare la luce. Marotta aprifila, torcia in mano e idee sempre più decise: seppur la missione sembrava impossibile, l’ad nerazzurro ha deciso di indossare i panni dell’agente segreto e trascinare la sua squadra nella riuscita di un’impresa che agli occhi dei più sembrava memorabile. Mission impossible? Non per Don Beppe che scopre le sue carte e con un sorriso a 32 denti spalanca le porte della speranza a chi ormai aveva perso pure quella. Il calciomercato è un mondo troppo difficile da decifrare e, a meno che non se ne conoscano i punti deboli, venire risucchiati come in un tornado è cosa più che certa. Con calma, coraggio e garra, Marotta prende sotto braccio Zhang e gli chiede di essere seguito in uno dei mondi più temuti della storia del calcio, al centro del quale si cela l’unica soluzione possibile per far tornare l’Inter grande come in passato.

C’è bisogno di tornare a sorridere, le vittorie in Coppa Italia e Supercoppa italiana non bastano, e allora Marotta capisce che c’è bisogno del colpo da maestro, inatteso, inaspettato e pronto a sconvolgere tutte le carte in tavola. Il piano di Marotta ha un nome ma soprattutto un cognome: Dybala. E’ nel diez della Juventus che Marotta intravede le radici per un futuro prezioso e luminoso: come un gioiello. Sembra impossibile, “non verrà mai” gridano alcuni (seguiti da altri che si uniscono per scaramanzia). Il pallone da calciare è troppo pesante e la porta troppo distante, ma non per Marotta, che conosce quel pallone e tutti i trucchi per farlo arrivare dritto sotto al 7 (o al 10 se preferite). Timide battute, le due parti si guardano e si pizzicano ma la voglia di avvicinarsi non manca: l’ad si prepara alla partita di scacchi, deve solo decidere la pedina con la quale iniziare la finale del torneo più importante.

L’avversario però conosce sia il gioco sia chi vi partecipa e ad ogni mossa ne corrisponde un’altra. Marotta però sa che la partita sarà lunga, quindi aspetta e chiede di aspettare. Gioca con i nervi, disorienta, lascia credere una cosa per poi farne un’altra: ma i campioni sono così. Nel frattempo il campionato finisce, il Milan esulta mentre l’Inter (e Marotta) si prende altro tempo per rimuginare su tutto quello che non è stato capito, e che ha portato ad un boccone troppo amaro da mandare giù. Milano si tinge di rossonero, gli interisti restano a guardare ma senza mettere a fuoco: la speranza è perduta. Marotta lo capisce e si ricorda di quella partita che era rimasta in stand by: da lì l’Inter e gli interisti possono ritrovare la “Joya“. Ci si ritrova, faccia a faccia, con il tempo che scorre sempre più inesorabile spingendo le due parti a muoversi freneticamente: c’è voglia di abbracciarsi ma la distanza va diminuita. Inizia l’Inter con un quadriennale a 6 milioni di euro più bonus, Dybala e il suo entourage rispondono chiedendo un piccolo sacrificio e di arrivare a 8. Pausa. Ora è il momento di riflettere, le carte restano sul tavolo e nessuno potrà toccarle ma la certezza è che alla fine questa mission è tutto tranne che impossible.